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lunedì 11 novembre 2013

Quasi

 
Ancora peggiore della convinzione del no, è l'incertezza di un forse, la disillusione di un quasi!
E' il quasi che mi dà fastidio, che mi intristisce, che mi uccide portando con sé tutto ciò che avrebbe potuto essere e non è stato.
Chi ha quasi vinto gioca ancora, chi è quasi stato promosso studia ancora, chi quasi ha amato? non ha amato.
Basti pensare alle opportunità che sfuggono tra le dita, alle chance che si perdono per paura, alle idee che mai usciranno dal foglio per questa maledetta mania di vivere nell'autunno. Mi chiedo, a volte, che cosa ci porta a scegliere una vita tiepida.
La risposta la so, è stampata nella distanza e nella freddezza dei sorrisi, nella mollezza degli abbracci, nella indifferenza dei "buon giorno" quasi sussurrati.
C'è troppa codardia e manca coraggio perfino per essere felici.
La passione brucia, l'amore rende pazzi, il desiderio tradisce.
Forse questi sarebbero buoni motivi per scegliere tra allegria e dolore.
Ma non lo sono.
Se la virtù fosse proprio nei mezzi termini, il mare non avrebbe onde, i giorni sarebbero annuvolati e l'arcobaleno in toni di grigio.
Il nulla non illumina, non ispira, non affligge né calma, amplia soltanto il vuoto che ognuno di noi porta dentro di sé.
Preferire la sconfitta al dubbio della vittoria significa sprecare l'opportunità di meritare.
Per gli errori c'è perdono; per i fallimenti, opportunità; per gli amori impossibili, tempo.
Non serve a niente costruire recinti intorno a un cuore vuoto o economizzare l'anima.
Un romanzo il cui finale è istantaneo o indolore, non è un romanzo.
Non lasciare che la nostalgia ti soffochi, che l'abitudine ti accomodi, che la paura impedisca di tentare.
Non fidarti del destino e credi in te stesso.
Usa più tempo realizzando che sognando.
Facendo che pianificando.
Vivendo che aspettando.
Perché, mentre chi quasi muore è ancora vivo, chi quasi vive è già morto.
Luiz Fernando Verissimo
 
 

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